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Quali nomi darò alle costellazioni che tremano nelle lontananze del mio dolore?


La parola che scrivo nel buio, ecco, perde la sua lettera e il suo senso. È musica.


«O allodola, ai tuoi trilli non basta l’intero giorno!»

Risogno l’inno mattutino del mio compagno perduto. M’incalza il cuore veloce non so che smania di canto.

Il giardino è pieno di pecchie sonore Se tendo l’orecchio mi par di udire il bombo.

Mi torna nello spirito, quasi disegno di melodia, un ricordo delizioso della «Diana caucasea».

Ella aveva latifondi nel Governo di Kiel. Presso lo stagno, tutto sme-

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