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Giorgio mi suona un’aria di Gerolamo Frescobaldi detta la Frescobalda.
Il cielo grande di Ferrara s’inarca su la mia malinconia.
Rivedo i carri carichi di lino, carichi di tutta la canizie del mondo, passare per le strade larghe e diritte.
Rivedo nel palagio di Marfisa la sala d’un antico teatro piena di lino accumulato, ingombra della bianca vecchiezza tonduta del Tempo.
Rivedo una figura magica di donna dipinta sopra una porta sconnessa su cui pendono i ragnateli polverosi.
Sono solo, preso d’una malinconia sbigottita. E gli occhi magici mi guardano. E non ho cuore di spingere quella porta per ripassare la soglia.
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