< Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

notturno 245

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:257|3|0]]

«Eravamo là, cinquanta fanciulli,[ALEXANDER SKRJABIN.]
cinquanta eredi del folle volo,
i figli d’Icaro e delle Sirene,
i nepoti di Dedalo dal Labirinto.
Generati negli antri glauchi
del Mare icario,
nel gineceo marino
delle cantatrici profonde,
dalla voluttà dell’eroe pennuto
converso in demone d’abisso.

Fuor del purpureo gorgo
eravam noi emersi all’aurora,
su l'orlo dell’isola scabra,
in un circo di rupi deserto.
Scossa la salsedine dalle penne,
le asciugavamo al meriggio,
dispiegandole a prova,
con alzate le braccia,
verso il cielo ceruleo
come la mammella materna.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.