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notturno 15

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Mi guarda dal profondo della tristezza disperata.

È divenuto vecchio. La criniera e la barba sono bianche, incolte, sconvolte dalla tempesta e dal destino come quelle regali del padre di Cordelia.

La sua mano non è più nascosta: ha il frammento di cera rossa tra il pollice e l’indice. Scarnita, tutta nervi e ossa, simile a una radice malviva dell’anima, ripete il movimento senza fine.

Ora il suo capo scompare, il suo corpo scompare, divorati dal fuoco che arde sotto la mia palpebra come sotto il coperchio d’un forno fusorio.

Resta la mano, la mano sola, come d’un naufrago dell’incendio.

E la cera non si fonde: è là, color di grumo sanguigno, tra il pollice e l’indice che non s’arrestano mai.

La visione assume un’intensità così cruda che faccio uno sforzo per non gridare di spavento e di dolore.

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