< Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

notturno 273

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:285|3|0]]

Una leggera foschìa sale dalle immense acque. La scìa biancheggia, e l'onda prodiera si riversa in due filoni pei fianchi, dando di tratto in tratto strani bagliori. Nel solco si vede nereggiare il cacciatorpediniere che segue, e via via tutti gli altri in linea.

Quando si fa un’accostata, dalla grande scìa mediana si partono le scìe oblique e danno imagine d’uno smisurato rastrello d’argento.

Piero Orsini è contro il parapetto, proteso verso la notte, con tutta l’anima negli occhi scrutatori. Volge a quando a quando il suo viso rossastro, ove il bianco degli occhi lionati è venato di sangue; e trasmette il suo comando con un accento preciso e reciso.

Il timoniere sta alla rota del timone, senza mai distogliere lo sguardo dalla bussola illuminata dalla lampadina nella sua chiesuola; ed è certo un uomo della più pura stirpe tir-

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.