< Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

notturno 281

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:293|3|0]]delizia le nari e i precordii. È il nepente navale.

Accendiamo le sigarette. Sembra che nel fumo ritorni l’odore di quella foglia stropicciata dal giovinetto saraceno fra le sue dita brunicce e si svolga il sogno dei giardini abbandonati su le rive corrose della Giudecca e delle Fondamente nuove.

Arriva un radiotelegramma di Umberto Cagni dall’incrociatore Pisa.

«Attenzione! Due sottomarini sono in agguato su la rotta di sicurezza.»

E respiriamo di nuovo il pericolo e la morte a pieni polmoni, nel primo brivido dell’alba.


Lasciatemi vedere l’alba! Non mi farà male. Spalancate la finestra! Soffoco.

Il sole nella foschìa era di color d’arancia, simile al plenilunio sul nascere. Le sei navi manovravano per rapide accostate. Le scìe parevano

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.