< Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
282 notturno

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:294|3|0]]disegnare su l’acqua strumenti vasti per le mie nuove musiche.

Scomparso era il mistero notturno con le faville e con le stelle. Appariva il rude cacciatorpediniere di battaglia, con i suoi tre fumaioli, con i suoi quattro siluri, con le sue selle vuote sporgenti da bordo, con i suoi marinai distesi in riposo a occhi aperti.

Andammo alla fonda in Malamocco.

A Malamocco incontrammo un convoglio carico di feriti. Così fu per noi celebrata la messa. Il sacerdote invisibile innalzò l’ostia e il calice.

E tutto il mattino ebbe il colore delle piaghe e il sapore del sangue.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.