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notturno 283

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È venuto Umberto Cagni.

Di dove? Dal ponte del suo snello incrociatore? da quella camera balconata di poppa dove andavo tante volte con Giuseppe Miraglia per studiare su le carte marine la rotta della scorta mentre nell’occhio acciarito dell’eroe libico brillava la tentazione del «colpo di soprassalto» alla costa dalmatica?

O mi torna egli dal fondo d’una canzone della Gesta d’oltremare? o mi risorge egli dall’acredine di quella mia lontana invidia disperata?

E come non renderò io grazie al mio dio?

Il mio eroe celebrato nella mia terza rima è al mio capezzale. È vivente. Si china su me. Mi sfiora con la mano a cui manca la falange con-

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