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334 notturno

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Alzo la mano verso quella che mi veglia.

«Suor Acqua!» mormora il glicine molle. «Suor Acqua!» gridano i rosai ansietati di fiorire. Le viole del pensiero, chinando i loro visi lacrimosi, sospirano: «Suor Acqua!»

Sono come una di quelle colline coniche dipinte nei fondi dei quadri umbri, con una vetta di calvario adusta e i fianchi rigati di ruscelli.

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