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notturno 345

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Non dormo. Non posso dormire. Di notte meno che di giorno.

Ora che il mio occhio sinistro può vedere un poco di luce, un’angoscia inquieta mi assale quando su i vetri della finestra socchiusa s’illividisce il crepuscolo.

È l’ora dell’oscurazione per tutta la città, e io supplico di non chiudere la finestra. Bevo l’ultima luce con l’ansia d’un moribondo.

Quando gli scuri sono sbarrati, la stanza diventa una bara. Le quattro pareti serrano il corpo come quattro assi. I chiarori erranti nel fondo dell’occhio bendato formano la figura spettrale dell’insonnio.

Dorme Gino Bresciani?

Riodo il Largo del Trio degli spiriti. La piccola stanza attigua, sonora come una cassa armonica, l’ha

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