< Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
notturno | 347 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:359|3|0]]
Non mi sono assopito se non a giorno chiaro, quando ho veduto la luce trasparire per gli interstizii degli scuri e ho udito il canale risvegliarsi con le voci note e con i noti suoni.
Sentivo di continuo nel sopore oscillare il letto e dentro di me battere il motore malato.
È tardi. Il sopore non mi lascia alcun sollievo. Mi sento stanco e rotto. La bocca è così arida che non riesco a formare le parole. Il cuore disordinato sobbalza e si accelera, con violenze folli. L’infermiera mi cambia la compressa e le fasce. Le sue mani tremano.
«Chi approda alla riva?» le domando.
Un motoscafo strepita nella mano-
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.