< Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

notturno 357

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:369|3|0]]

Metto una mano sul cuore e non lo sento battere. Il polso è lento, quasi smarrito.

Una campana suona in mezzo al cielo, avvolta in una nuvola violetta.

Il suono colora la mia visione che sembra discendere come se s’abbassasse al livello del pianto.

Un passo leggero esita su la soglia come se il mio silenzio fosse sopore.

Chiedo: «È bassa marea?»

La Sirenetta s’accosta alla finestra e forse guarda i gradini di pietra che salgono al giardino di Corè. Certo gli ultimi cinque sono verdi.

«Sì» ella risponde.

E un odore verdastro di tomba umida passa sul suo capo prima di giungere al mio cuore senza battito.



Quanti giorni al giovedì santo?

Quando s’ammutoliranno queste campane senza pietà?

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.