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notturno 25

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Il mio compagno è nell’isola dei trapassati, laggiù, dietro il muro salso di mattone, dietro la cortina lugubre dei cipressi. È nel quadrilatero di terra dove sono sepolti i marinai, esattamente collocato nella cassa di piombo che vidi suggellare con la fiamma sibilante.

Sta sotto il cippo di pietra istriana che fu confitto a capo del tumulo di zolla.

E il suo cippo è come un quadrante solare, dove il braccio teso d’Icaro è come lo stilo di bronzo che sopra il nome scolpito segna l’unica ora: l’ora dell’estremo coraggio.

Il mio compagno è morto, è sepolto, è disciolto.

Io sono vivo, ma esattamente collocato nel mio buio com’egli nel suo. Respiro ma sento che il mio respiro

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