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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:371|3|0]]fine, calca e stende la mia tristezza come della pasta fa lo spianatoio, come del mattone fa il mòdano.
Ora sono spianato, in questo letto, anima e corpo. Non ho più profondità. Non ho più rilievo. Sono senza ieri e senza domani. Muoio vivendo.
Ho sognato che ripiegavo la mia carne come un mantello senza colore.
Poi ho sognato che la spiegavo e l’appendevo a un chiodo sporgente da una parete senza colore.
In punto di assopirmi stamani ho sentito scorrere fra le mie dita i fili d’oro che tesse Tiziano nella pelle dell’Amor sacro e nella veste dell’Amor profano.
Avevo all’estremità delle falangi non so che bagliore di veggenza.
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