Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
360 | notturno |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:372|3|0]]
Renata e Venier si stendono sul tappeto, ai lati del mio letto, supini.
Ciascuno pone il braccio sotto il capo, imitando la mia attitudine consueta nel dormire.
Restano in silenzio; ma io li ascolto.
Odo un sospiro represso della Sirenetta.
La finestra è socchiusa. La pausa è in tutto lo spazio e in tutte le creature.
La mia vita trabocca. Si versa in entrambi, da una banda e dall’altra, come l’acqua delle fontane che cade e ricade dall’una all’altra statua.
Veggo le circonvoluzioni del mio cervello, nette come in una tavola fisiologica per gli studiosi.
Distinguo tutte le ramificazioni dell’albero vascolare.
Il mio corpo è diafano. Lo scheletro mi si mostra esatto come in un disegno macabro di Alberto Duro.