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360 notturno

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Renata e Venier si stendono sul tappeto, ai lati del mio letto, supini.

Ciascuno pone il braccio sotto il capo, imitando la mia attitudine consueta nel dormire.

Restano in silenzio; ma io li ascolto.

Odo un sospiro represso della Sirenetta.

La finestra è socchiusa. La pausa è in tutto lo spazio e in tutte le creature.

La mia vita trabocca. Si versa in entrambi, da una banda e dall’altra, come l’acqua delle fontane che cade e ricade dall’una all’altra statua.


Veggo le circonvoluzioni del mio cervello, nette come in una tavola fisiologica per gli studiosi.

Distinguo tutte le ramificazioni dell’albero vascolare.

Il mio corpo è diafano. Lo scheletro mi si mostra esatto come in un disegno macabro di Alberto Duro.

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