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notturno 27

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V’è un luogo dell’anima, là dove il nero fiume e il fiume chiaro confluiscono.

È il luogo della nostra amicizia superstite. Le nostre imagini vi si rispecchiano e vi si confondono.


Non è più un’apparizione; è una presenza continua che respinge chi si accosta.

Ma la prima apparizione mi ritorna con un’aura di terrore.

È la vigilia del seppellimento.

Il mio dolore è tuttavia impigliato nella sua carne disfatta.

È la sera di santo Stefano. Il suo fuoco è acceso. Sono seduto là dov’egli soleva sedere. Di tratto in tratto egli mi annienta. Mi perdo in lui.

Non odo più quel che presso di me dicono i vivi.

Cinerina è là, con quel suo strano viso geniale che mi fa pensare al giovinetto Beethoven, con quei suoi oc-

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