< Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
382 | notturno |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:394|3|0]]
El-Nar, ardore pieghevole del deserto, compagno della mia libertà senza vie!
Sporge verso il mio guanciale le sue froge sensibili e mi fiuta.
Mi cerca la palma della mano con quelle sue labbra tanto sottili che potrebbero bere in una coppa da mensa.
Mi chiede, come soleva, il suo pugno d’orzomondo.
Vedo rilucere nell’ombra il bianco dei suoi grandi occhi di principessa fatimita allungati dal kohol.
Pieghevole, e maravigliosamente accordato con la mia pieghevolezza. In tutte le andature, eravamo un animale compiuto. Quando per gioco, al passo o da fermo, io gli frugacchiavo appena appena con lo sprone il fianco, piegava la bella incollatura
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.