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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:40|3|0]]chi più grandi del solito a cui arricchiscono lo sguardo la malinconia e l’ironia mescolate come un misterioso collirio. Anche Manfredi Gravina è là, per consolarmi, per farmi credere che vi sono ancora amici nel mondo, che vi sono ancora compagni giurati alla guerra.
[26 decembre 1915.] — Che tempo fa, fuori?
Cinerina dice che alle sette, quando è venuta, c’era un cielo limpido e stellato. Manfredi dice che ora c’è una nebbia fitta.
Sono le dieci. È tempo di andare. Renata ha sonno.
Metto il mio gran mantello grigio sopra la mia grossa maglia d’aviatore. Tutti gli atti, nell’anticamera, si ripetono come quando egli era là. Ma il suo piccolo mantello nero non è appiccato alla pátera dorata, né si ode la sua voce graziosa e ironica.
Usciamo. Mastichiamo la nebbia.
La città è piena di fantasmi.