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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:402|3|0]]parola dell’enimma è nella mia felicità che sembra in punto di spiccarsi dalla terra quando il cavallo su l’arresto s’impenna.

Balzo di sella. Sento affondare nella sabbia calda i miei due piedi umani mentre la felicità s’invola nello splendore senza limite.

«El-Nar, El-Nar, come ti hanno spronato le rose crudeli!»

Mi getto al collo del mio fratello sanguinante e schiumante. La sua criniera bipartita m’inonda. Sento tutte le sue vene e tutti i suoi muscoli tremare sotto le lacerature del suo bel manto lionato.

«Fratello mio dolce, mi vien voglia di piangere.»

Lo conduco all’ombra. Mi bagno le dita nel suo sangue e nel suo sudore. Dal petto, dalla groppa gli tolgo le spine che vi son rimaste confitte Per togliergli le spine dalle zampe, mi curvo, m’inginocchio, nell’atto dell’adorazione.

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