< Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
406 notturno

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:418|3|0]]



O cessate di piagarmi...

Chi mi ha mandato questa interprete dei responsi che la mia sibilla bendata tralascia di scrivere nelle foglie errabonde?

Ella canta; e il canto prende la mia doglia e le dà la fluidezza, e la illimpidisce, e ne fa una corrente piena e soave che mi trasporta là donde vorrei non più ritornare.

La sua voce tocca le note basse del contralto quando canta il secondo lamento:

O lasciatemi morir.

La corrente è come un vortice tardo che non segue più la linea dell’orizzonte ma declina verso la profondità colorata dalla porpora violetta.

Si fa salsa.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.