< Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

notturno 409

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:421|3|0]]



La luna crescente è a sommo del cielo. I canti hanno lasciato non so che languore nella stanza silenziosa. Il sospiro di Cherubino è rimasto tra le pieghe delle cortine scolorite.

Ho fatto aprire gli scuri. Sono disteso presso la vetrata. Il chiarore piove su le mie mani e le fa anche più esangui.

Alzo la benda e intravedo la faccia della luna a traverso le zampe villose del ragno che sta in agguato al centro dell’occhio destro.

Il vento della sera è caduto. Il giardino è immobile, ma la luce è tanta che si distingue la verzura più recente da quella che già s’è incupita.

Contro il ferro del davanzale vedo luccicare le fogliette che sembrano spalmate di cera.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.