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412 notturno

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:424|3|0]]di reclute che gridano e cantano andando verso la trincea lontana.

È il carico della Patria, il carico di carne e di sangue, più bello che i frutti dei lidi e delle isole sbarcati al ponte di Rialto coi profondi canestri.

Il grido dei soldati nuovi fa tremare la casa come il rombo del mortaio.

Una forza subitanea contrae i miei nervi. Mi levo, m’appoggio contro le imposte, metto la fronte contro il vetro freddo. Un grave brivido mi traversa.

Alzo la benda e guardo coi miei due occhi, e più con l’occhio ferito, il carico di sangue che passa lasciando nell’acqua morta una scia di splendore.


L’infermiera mi ha sorpreso. Mi ha riadagiato su i cuscini.

La luna brilla nella visiera di cristallo che mi fanno le lacrime, forse

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