Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
notturno | 31 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:43|3|0]]
Guardo la riva dove approdava il suo canotto, dove ogni sera ci stringevamo la mano e ci dicevamo: Arrivederci.
Nella Piazzetta un uomo si volta al rumore del mio passo.
Si volta ancóra, si allontana, diventa un’ombra fumida, si perde.
Entro sotto le Procuratie rischiarate dalle lampade azzurre. Mi stupisco udendo una famiglia numerosa parlare delle cose usuali, con la stupidità pesante di chi viene dalla gozzoviglia. Sono vivi? Sono morti? Li sorpasso. Diventano ombre.
Di là dal ponte di San Moisé, mentre penso, con un brivido, che dovrò passare davanti al vicolo della Corte Michiel, scorgo qualcuno che cammina al mio fianco senza rumore, come se avesse i piedi nudi.
È qualcuno che ha la statura del mio compagno, la sua corporatura stessa, la sua andatura.
Ha un vestito neutro, indefinibile,