Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
notturno | 439 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:451|3|0]]sus morbi. Ripatisco gli assalti ed i travagli di quel male ereditario che faceva tanto soffrire Giorgio Aurispa umiliato e degradato.
La madre del re Lemuel dice dolente: «Che, figliuol mio?»
Un’altra voce s’insinua e dice indulgente: «Che ti vale sfuggire la giovine donna disarmata, e i roseti che sono in lei più profondi del giardino d’Azîyeh già posseduto, e i grandi occhi patetici come quelli del tuo arabo martirizzato dalle spine, e la sovrannaturale vicenda dei volti tragici che le màscherano il teschio quando ella delira? Che ti giova sottrarti a queste cose, o asceta troppo vigile, se soltanto queste cose possono aiutarti ad approfondire il mistero che non mai rischiararono le tue virtù né le tue rinunzie?
Come può esserne lesa la tua volontà di dedizione e di perfezione? E, se il tuo dispregio è doloroso, come può menomarti? E, se la tua