< Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

notturno 441

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:453|3|0]]

Il mucchio sanguinoso era lontano ma pareva approssimarsi con uno strisciare di viscere. Io lo sentivo, come in ascolto si sente l’avanzare di una compagnia carponi tra sassaie e cespugli.

Gli uomini erano là, davanti al capo accigliato.

La voce del capo scrosciò. Il sole in quel momento scendeva a dorare il pallore degli uomini.

Si disputava di carne cristiana, di carne paesana, di povera carne nostra.

Il sole toccò le tavole, che avevano un aspetto quasi animale, diverse l’una dall’altra, con le loro macchie, con le loro fenditure, con i loro nodi, con i loro chiodi, con i loro contrassegni.

Il capitano smorto non riesciva a dominare il tremito miserevole della sua bocca. Gli luccicavano nelle dita troppi anelli.

Il sole toccò le camicie e le calze dei soldati appese alla corda.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.