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notturno 449

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Quanta tristezza sparsero su ogni ora dei miei giorni passati!

Tuttavia questo silenzio insolito non mi dà pace. La tristezza non mi viene più per l’aria, non più mi viene dall’alto. Oggi è accosciata ai miei piedi, senz’ali. Dorme, e nel sonno sussulta.

Nell’occhio bendato gli albori violetti si formano in nuclei, poi vaniscono, poi si riformano. Tenui macchie dello stesso colore appaiono e scompaiono nel campo dell’occhio sano. È il colore del giovedì santo.

I glicini fioriscono tutte le finestre, fioriscono a destra il muro, a manca il pergolato. La casa di Corè è tutta coronata di glicini, lungo la pietra mozza. Il cielo dev’essere come l’ametista dei vescovi.

Mi ritorna nello spirito il tema che domina il Largo del primo Trio, con l’imagine che gli è legata. I santi ginocchi sanguinano. La rotula scoperta biancheggia nel sangue.

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