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notturno 451

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:463|3|0]]l’altra in quel punto. E si voltò a guardarlo.


Non v’è Avemaria stasera. La grazia s’è partita dalla Donna del Paradiso. La Madre piange, con una mano sopra la sua fronte, con l’altra sotto il suo mento, come nella cripta d’Aquileia dove oggi forse i soldati la guardano con una pena nel cuore.

Renata ritorna dalla visita dei sepolcri. Entra nella mia stanza con un sospiro di stanchezza. Si lascia cadere sopra una sedia. Inarcando le braccia si toglie il cappello che ha la forma tessalica, ornato di due piccole rose rotonde. È stanca. Ha camminato per calli fondamente campi e campielli, di chiesa in chiesa.

La stanza è piena di crepuscolo violaceo. Il suo viso nudo è bianchissimo, quasi fosforescente. Su la sua veste bruna, mi sembra di fiutare un odore di ceri, un odore di erbe scolorate e di violacciocche.

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