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notturno | 457 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:469|3|0]]rati della pelle e dei semi, tutta polpa sugosa. Ci dissetiamo.
Ora ella piega la testa, con quell’atto degli uccelli che stanno per nasconderla sotto l’ala.
«Hai sonno, piccola?»
«Tanto sonno.»
Il cuore mi trema. Fino a oggi ella ha preso cura di me. Ed ora, ecco, io prendo cura di lei.
«Stenditi sul mio letto, e dormi un poco.»
«Se m’addormento, non mi sveglio più.»
«Io ti sveglierò.»
Ella si alza a fatica, con tutto il corpo cedevole, e si appressa al letto abbandonatamente.
Si stende nel luogo che la mia sofferenza ha incavato, posa il capo sul guanciale delle mie notti insonni.
È un guanciale esiguo, men rilevato che il braccio dell’uomo quando fa sostegno al sonno su la terra nuda.