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[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:474|3|0]]re, il desiderio di dare il sangue e il soffio, l’attesa del miracolo, lo splendore fatale dell’Orsa, la Via Lattea prossima come un cammino che si biforchi dalla strada terrestre per salire a un altro dolore; e il movimento alterno delle forze sconosciute tra il monte e il mare, e il passaggio di un dio rapido che non ode la preghiera né guarda l’offerta, e il tremito invincibile della carne, e la volontà armata contro la morte.

Camminavo come ora, per una stanza più vasta, col medesimo passo cauto e pieghevole.

Da una porta aperta verso l’ombra, ove biancheggiavano un letto e una culla, andavo a una finestra spalancata verso le stelle.

Avevo su le braccia la creatura di pochi mesi, estenuata dal male, più pallida dei suoi lini, con intorno alle narici qualcosa di fosco che mi atterriva.

Incontravo la morte tra i due sti-

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