Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
474 | notturno |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:486|3|0]]
Ecco l’aria viva che, come una bevanda insolita, mi empie del suo sapore nuovo la bocca anelante.
Ecco il giardino, ecco le foglie, ecco i fiori.
La mia mano va alla benda. È una benda più severa del consueto. Non è bianca ma fosca. Non è di lino ma di seta. Il mio occhio è vestito a lutto, porta le gramaglie.
Con la sua grazia infantile la Sirenetta mi prende la mano folle, mi trae verso un rosaio educato su un alto stelo e mi dice: «Guarda questa piccola rosa.»
Mistero di un accento che può fare d’una fanciulla e d’un rosaio una medesima creatura!
Tenendo ella tra l’anulare e il medio lo stelo, la piccola rosa sembra nata nel cavo della sua mano, come nel principio di una metamorfosi primaverile.
Ella ha una veste rigata, bianca e verde, che sembra fatta a imagine