< Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

notturno 491

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:503|3|0]]scompare. Sommerso resta. Lascia che sul suo sacrifizio oscuro e silenzioso passi il fiume della Patria.»


Di dove a noi viene questo silenzio?

Scorre come quel fiume dove quell’uomo si prosterna.

A poco a poco il mio cuore si placa.

La mano del mio compagno è nella mia mano, posata su la proda.

«Che sono tutte queste liste di carta a fasci?» egli chiede vedendo sparse sul letto le foglie sibilline.

«Mi servono a scrivere nel buio i miei sogni, linea per linea.»

Egli si meraviglia: e nella meraviglia il suo sorriso trova una freschezza inattesa.

«E come scrivi?»

«Così.»

Prendo la tavoletta, e la poso in declivio su le ginocchia leggermente sollevate. Prendo un cartiglio bianco, lo distendo, e scrivo, ripal-

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.