< Pagina:D'Annunzio - Notturno.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
62 notturno

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'Annunzio - Notturno.djvu{{padleft:74|3|0]]

La veglia comincia.

Di contro a me è la porta dell’altra camera mortuaria dove giace Giorgio Fracassini, illuminata, con un tremolìo d’ombre.

I due marinai immobili; il luccichìo rigido delle baionette nude.

Lo sciacquìo del canale, sotto la finestra.

Il grido delle altane.

Un’aria singolare, come un masso di cristallo impenetrabile, intorno al cadavere.

Verso le dieci arriva il Comandante in capo. Entra con passo energico. Domina la commozione. S’inginocchia, prega. Si rialza. Entra nella camera dove giace Giorgio Fracassini. Mi stringe la mano in silenzio, parte.

S’ode pulsare il motore del canotto. Poi tutto ritorna in silenzio.


Verso mezzanotte arriva il comandante Giulio Valli. Si siede accanto a me. Mi parla del morto.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.