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notturno 77

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Un motore di canotto ha un palpito energico. Giorgio non l’ode più come il battito del suo cuore d’acciaio.

Ansia, rimpianto, fine di tutto.

Rientro nella stanza.

Mi offendono le forme stupide delle corone su i trabiccoli di canna, i larghi nastri inerti, penzoloni, con le lettere dorate. Soltanto le rose bianche di Renata sembrano vive e sensibili. Soltanto i grandi mazzi di violette scure sembrano degne della morte.

Non resisto più oltre. Me ne vado, a piedi, per la fondamenta. Nel rio si specchia la casa rossa dei dieci camini. La vita già si spande, misera e ciarliera. La gente guarda il mio viso pallido di superstite.


Vado all’Arsenale. L’Ammiraglio mi riceve subito. Ho una fitta nel cuore. Lo stile di guerra comandava di sostituire il caduto e di tentare l’impresa, stamani, nel giorno stabilito.

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