< Pagina:D'annunzio - Elegie romane.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
110 | elegìe romane |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'annunzio - Elegie romane.djvu{{padleft:120|3|0]]
Muti, il mistero e l’ombra s’addensano in velo di morte.
10L’ora si perde. Un passo va lontanando: tace.
Ma di repente il Sole, fierissimo violatore,
12(oh trionfate nubi pe ’l ceruleo
giugno!) fendendo l’ombra dal culmine, investe la fredda
14tomba ove Paol terzo, calvo e barbato, siede.
Sotto il suo bacio, come un tempo nel letto del Borgia,
16rosea nel marmo vive Giulia Farnese ignuda.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.