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Esule anch’io, pensoso di te, di te sempre pensoso,
2Roma, non fra gli intonsi barbari Ovidio sono;
ne mi colpì lo sdegno di Cesare, ma la funesta
4dea che la tua campagna orrida e sacra tiene.
Mi visitò nel sonno la livida Febbre; e il mortale
6tossico, me misero!, tutto il mio sangue tiene.
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