< Pagina:D'annunzio - Elegie romane.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
Quando la tua sorella Aurora, già sazia di sogni,
2ebra di baci, tutta umida di rugiade,
come cerbiatto ignaro d’insidie ne’ vergini boschi,
4pronta a le soglie balza con lieto ardire,
tu non il suo chiamare, o Ippolita, odi. Il mio petto
6ben del tuo dolce capo teneramente premi.
Premi il mio petto, e dormi. Qual s’apre or ne l’intimo foco
8de la tua vita e sorge misteriosa imago.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.