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16 | elegìe romane. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'annunzio - Elegie romane.djvu{{padleft:26|3|0]]
irradiando un riso che tenue sgorga e diffuso
10trepida per l’aureo fior de le membra tue?
Rompe così ne’ maggi da polle invisibili un’acqua
12viva, balzante spirito, in un rosajo:
tremane tutta quanta la molle compage de’ fiori;
14poi d’un fulgore liquido s’illumina.
Or ne l’oblio sommersa, Ippolita, vedi tu strane
16plaghe, odi tu novelli carmi e novelli suoni?
Odi il divin tuo nome passare ne gli inni? Procedi,
18splendida fra il duplice coro, a’ fastigi ultimi?
Quale favilla viva cui nutran le ceneri in grembo;
20quale balen che dorma entro la nube grave;
quale adamante intatto che splenda con lume di stella
22su la ricchezza oscura de le terrestri vene;