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elegìe romane | 17 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'annunzio - Elegie romane.djvu{{padleft:27|3|0]]
qual sole ascoso ad occhi mortali, che sperda su vani
24esseri, per gelido aer le sue virtudi;
quale un pensier di nova beltà creatore su ’l mondo,
26che ancor segreto rida sotto la fronte al nume;
tal per te sola, o donna, per te, per te sola da tempo
28celasi ne’ vergini regni un divin potere.
L’hanno in custodia i Saggi. A l’ombra d’un’arbore immensa,
30candidi ne la veste, placidi come iddii,
vivono. Un’aria calda li nutre. Su l’erbe d’in torno
32rapidi i leopardi piegano i dorsi gai.
Il mormorio de’ fonti, il susurro de’ rami, il sommesso
34fremito de le belve mescesi a le parole.
Oh fecondati regni dal sacro abbraccio de’ fiumi,
36beneficata specie dal providente cielo