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elegìe romane 43

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(Deh bella Donna — ei fece — ch’a’ raggi d’amore ti scaldi! —
  108Volsesi la soletta in su ’l vermiglio a lui)

ella in salir per l’erbe vestigia stellanti lasciasse,
  110gemmee spandesse ai mirti da le sue man rugiade.

— Ecco, la Notte ascende per l’umido cielo: viole
  112trae ne l’aerea vesta, pallide rose trae.

Leva col piè fulgori di stelle per gli archi profondi:
  114treman le stelle, come polvere effusa d’oro.

Vede l’innumerevole riso d’a torno in gran cerchi
  116spandersi: gode al sommo ella seder regina.

Voi salirete, o donna, così l’altura ove al sommo
  118s’apre, fiammando forte, quella mia speme nuova.

S’apre solinga in cima, qual rosa che imperlano dolci
  120lacrime, che il più caldo sangue del petto irrora.

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