< Pagina:D'annunzio - Elegie romane.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.
76 elegìe romane

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'annunzio - Elegie romane.djvu{{padleft:86|3|0]]

lenti fumigavano. Salivan nell’aria le spire
  96lente ondeggiando; lente dileguavano;

e su ’l composto suolo di foglie morte, su quella
  98tomba d’autunni, l’ombre camminavano.

Cenere, fumo ed ombra parean quivi segnar la gran legge.
  100— Devono, come i corpi, come le foglie, come

tutto, le pure cose dell’anima sfarsi, marcire;
  102devono i sogni sciogliersi in putredine.

Devi tu, uomo, sempre, di ciò che ti diede l’ebrezza
  104assaporare torpido la nausea.

Nulla dal fato è immune. Nel corpo e nell’anima, tutto
  106tutto, morendo, devesi corrompere. —

Or chi di noi soffriva più forte? Ella, ella mi amava;
  108vivere al men sentiva, d’una tremenda vita,

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.