< Pagina:D'annunzio - Elegie romane.djvu
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta.

elegìe romane 79

[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|D'annunzio - Elegie romane.djvu{{padleft:89|3|0]]


stesa tra ’l sangue, e alzare le supplici mani dal rosso
  122lago; e dicea con gli occhi: — Io non ti feci male. —

Oh moribonda anima! Le stetti da presso impietrito.
  124Anche una volta bere le sue lacrime

io non poteva? Al meno sfiorarle i capelli una volta
  126io non poteva? Al meno, prenderle i polsi; il viso

bianco scoprirle, il giglio divino imperlato di pianto:
  128chiederle almen con voce dolce: — Perchè piangete? —

Ella piangea. Di lunge, i colpi echeggiavano; gli alti
  130roghi, d’in torno, lenti fumigavano.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.