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102 | daniele cortis |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Daniele Cortis (Fogazzaro).djvu{{padleft:112|3|0]] di mistero, «me l’ha raccontato lei l’altro giorno, quando è arrivato il suo telegramma. Mi ha raccontato... tante cose; e piangeva che bisognava vedere.
«Cosa vi ha raccontato?
«Lo so io? Tante cose. Che lei non aveva potuto vivere col suo povero marito, e che era andata per il mondo, e che aveva un figlio signore, per dire come ha detto lei, e che adesso questo figlio doveva venire a trovarla, e che lei non aveva piacere di essere conosciuta subito, e che per questo gli aveva scritto così e così. E allora mi ha detto che anch’io poi, quando sarebbe venuto, se mi avesse domandato, per esempio, di quest’ammalata, dovevo far mostra di niente e dire che stava sempre lo stesso.
«E cosa mi avete detto stamattina? Che non vi si paga il salario?
«Sicuro. Son tre mesi che non prendo un soldo.
«E cosa vi dice la signora?
«Che adesso non ne ha, ma che ne aspetta. Quello che dice a tutti.
«Come a tutti?
«Ah signore, caro lei! L’è una roba che se la dura, io scappo, io scappo, io scappo! Tutti i momenti è qui l’uno, è qui l’altro, un mucchio di gente che vuol essere pagata: il padron di casa, il macellaio, il pizzicagnolo, il droghiere. E denari non ce n’è; e loro, si sa, la più parte sono gente senza educazione e ne dicon di tutti i colori. Io glielo dico, neh, perchè certe cose, le pare? è meglio...
Barbara lasciò la frase a mezzo per correr via in fretta col lume dietro a Cortis, che, curandosi poco delle sue conclusioni, le aveva voltato le spalle.
Egli tornò al mattino seguente e trovò sua madre