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sul campo 119

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«Sì, signore.

«Bel paese!

«Sì, signore.

Allora B. si fece avanti tutto affabile e sorridente.

«Il nostro Cortis» diss’egli «è dispostissimo...

«Non è la parola» interruppe Cortis, mentre l’altro ripeteva «ecco, ecco» facendo grandi cenni d’assenso con le mani e con la testa, e tirandosi indietro per dar luogo all’attore principale. «Non è la parola. Io era desiderosissimo di offrire agli elettori delle spiegazioni a cui hanno tutto il diritto; e poichè la mia candidatura è stata già discussa e deliberata qui, ho creduto doveroso, avendo a prendere la parola, di prenderla qui.

«Ecco giusto il presidente» rispose uno del Comitato, accennando ad un signore alto e grosso che entrava allora tutto affannato e frettoloso e che salutò Cortis con maggior cordialità degli altri. Quando questi si fece a ripetergli il discorso di prima lo interruppe subito, dicendo: «Sì, sì, so, va bene, ho parlato qui con l’amico B., sono inteso», e poi mandò i colleghi a raccogliere e far entrare in sala i signori elettori.

«I quattro cretini» mormorò B. a Cortis guardando il soffitto mentre coloro uscivano.

«Ecco» disse allora il presidente pigliando Cortis a parte. «Io direi così», e gli snocciolò il discorsetto preparato, con un’occhiata al suo interlocutore e un’occhiata agli elettori che entravano, abbassando involontariamente la voce al comparire di certe facce nemiche. B., che s’era piantato lì vicino per cogliere, se poteva, senza parere, il discorsetto confidenziale del presidente, non ne perdeva una delle

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