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vento, pioggia e chiacchiere | 3 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Daniele Cortis (Fogazzaro).djvu{{padleft:13|3|0]]
«Andate, andate, giovanotto, fate tacere a preti» disse il senatore a colui che passava lungo il biliardo.
«Dite che imparino un poco da questi altri signori. Fate tacere a don Bartolo!
Presso un’altra porta a vetri della gran sala a crociera un gruppo d’uomini discorreva di qualche argomento molto misterioso, pareva, e molto importante.
Uno di loro chiamò:
«Dottor Grigiolo!
«Comandi!» rispose il giovane. «Vengo subito.» E tirò avanti verso la stanza del piano.
«È medico quel giovanotto?» disse il senatore al suo compagno.
«No signore, dottor in legge» disse questi ossequiosamente.
I preti avevano smesso di giuocare. Il cappellano don Bortolo teneva un foglio in mano e declamava dei versi tra le risate dei colleghi.
«La permetta, don Bortolo» disse l’ambasciatore.
«Bravo, dottore» rispose don Bortolo. «La venga qua, la senta anche Lei:
Ei sindaco risponde: a ghì rason.
«No, la permetta.
«Ma la perdoni, la senta!
Il dottor Grigiolo si rassegnò fremendo ad ascoltare un’altra strofa che finiva così:
E el sindaco: anca vù gavì rason.
«Va bene, ma la permetta.
«Ma la perdoni, perchè non la sa. Adesso viene il bello.