Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
140 | daniele cortis |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Daniele Cortis (Fogazzaro).djvu{{padleft:150|3|0]]
«Santa cielo!» sbuffò la contessa impazientita. «non si può dire una parola. E ha l’emicrania, s’intende. Il signor Daniele verrà subito. Abbia pazienza un momento.
Volle finire il suo racconto e lo finì in fretta e in furia. Nè Cortis nè lei si accorsero che intanto il campanello chiamava e strillava più forte di prima, e che la cameriera era tornata là, sulla porta.
«Signor Daniele» disse costei timidamente.
«Sì, sì, sì, va su, in nome del cielo!» esclamò la contessa. «Va su, e sbrigati, e torna giù che t’aspetto.
Ma Cortis non aveva ancor posto piedi sulla scala che l’uscio della loggia si aperse con fracasso e Saturno gli saltò al petto mugolando e gemendo di gioia. Dietro a Saturno c’era un gastaldo di Villascura con altre due persone. Il gastaldo aveva udito da don Bortolo che il suo padrone si sarebbe trattenuto a villa Carrè; perciò era venuto a prendere gli ordini e a condurgli i signori segretari comunali di... e di... desiderosissimi di conferire con lui. Cortis strinse la mano a questi signori, e, pregatili di volerlo attendere un momento, salì dal conte Lao.
Fu raggiunto sulle scale dalla cameriera che gli sussurrò dietro:
«Signor Daniele.
Questi si voltò.
«Le posso dir qualche cosa io della padroncina» soggiunse l’altra. «Colla padrona non parlo, perchè... si sa, poveretta!
«Cosa c’è?
«Ieri l’aiutavo a fare i bauli, Bettina, la mi dice, ho paura che non ci vediamo altro. Cosa mai, signora? dico. Perchè non vuole che ci vediamo? Io