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Poi nè l’uno nè l’altra parlarono più sino alla fine del pranzo. Quando il domestico uscì per andar a prendere il caffè, la contessa giunse le mani.

«Almeno scrivile» diss’ella.

Egli assentì appena del capo.

«Le scrivo stasera» disse improvvisamente, come uscendo da un sogno.

La contessa lo ringraziò di cuore. Non le veniva neppure in mente che fra Daniele e sua figlia vi potesse essere una corrispondenza pericolosa. Aveva un tale concetto di tutt’e due, li vedeva tanto diversi dal mondo frivolo e corrotto in cui ell’aveva conosciuto l’amore! Quei due lì erano capaci, tutt’al più, di un sentimento aeriforme, affatto vano e innocuo, quasi ridicolo agli occhi di lei.

«Sgridala» disse. «Scrivile che nessuna scenata di suo marito ci avrebbe fatto altrettanto dispiacere. Scrivile che doveva invece parlar franco a suo zio e chiedergli questo sacrificio. Non gli ha mai voluto dire una parola, benedetta lei! Scrivile — gliel’ho ho già scritto io, questo, ma tu ripetiglielo — che il danaro in un modo o nell’altro lo avrà, e che lo dica subito a suo marito!

Il domestico rientrò con il caffè e con una lettera di B. per Cortis, portata allora da un espresso. Diceva:

«Una riga in furia dal banco del circolo elettorale. Dopo il tuo discorso, discussione vivacissima. I tuoi avversari ti accusano di clericalismo e assolutismo mascherato, o almeno di non appartenere a nessun partito perchè gli attuali non ti vanno e il tuo non esiste ancora. La votazione diede 46 voti a tuo favore e 58 contro. Grande confusione. Tutti

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