Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Daniele Cortis (Fogazzaro).djvu{{padleft:160|3|0]]
CAPITOLO X.
Gli affari del barone.
I Di Santa Giulia erano a Roma da due giorni, e il barone non aveva ancor detto una parola a sua moglie. Tenevano due camere e un salotto all’Hôtel Bristol, avendo lasciato un mese prima, per andare nel Veneto, il loro solito quartiere di via Quattro Fontane. Il senatore aveva scelto l’Hôtel Bristol, in piazza Barberini, per non dilungarsi troppo dal vecchio alloggio; benchè di luglio, a certe ore del giorno, piazza Barberini bruci. È vero che il senatore ne soffriva poco. Si alzava dopo le due, usciva e non rientrava che all’alba. Elena non lo vedeva neppure. Il primo giorno la cameriera dell’albergo le aveva detto che il signor barone era uscito e avrebbe pranzato fuori. Il secondo giorno si trovò in salotto quando suo marito passò accigliato e duro.
Nè lui nè altri le disse niente; lo udì tornare alle quattro del mattino. Era una cosa naturale, ora.
Meglio così per Elena; meglio non vederlo, meglio sapere ch’era fuori; poco le importava il dove, se al Senato, se al club o in qualche casa equivoca dove si giuocasse più forte e più secretamente che al club. Le avevan susurrato, tempo addietro, di un luogo simile nei pressi di piazza Barberini. Era forse là che suo marito passava le notti. Le era venuto questo