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tra cefalù e roma 195

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Per un momento non pensai a Bismarck nè alla sua idea di un solo ministro responsabile nel gabinetto. Della poesia, cara Elena? Del sentimentalismo? Dove posso aver preso questo male? Sta tranquilla, mi durò poco. Mi dissi subito che le piccole mani bianche non hanno più che far meco oramai, e finii l’articolo con un calore d’ambizione che dovrò poi smorzare al tavolino. Se invecchierò e non sarò diventato ministro, mi farò eremita a Santa Croce in Gerusalemme; e nell’ora del demonio meridiano andrò là lontano sotto gli archi solitari, nella fragranza malinconica delle rose, a meditar su quella mano femminile e sul tempo passato.

Credo che a quest’ora la zia Tarquinia sarà arrivata costà. Ti prego di farle i miei saluti.

Se ti avessi proprio offesa nell’assumere un incarico affidato da te al senatore Clenezzi, e nello scriverti ancora malgrado il tuo silenzio di un mese, perdonami.

Clenezzi ti saluta e saluta tua madre. Mi disse oggi stesso: le scriva di venire a Roma, presto, subito. Io stavo per chiudere la lettera senza riferirti le parole dell’amico tuo. Perdona anche questo, se credi, al

devoto cugino
D. Cortis.



A Daniele Cortis

deputato al Parlamento, a Roma.

Cefalù, 18 marzo 1882.

Caro Daniele,

Elena ti ringrazia tanto di quello che hai fatto per lei e ti dice che aveva scritto a Clenezzi perchè ti

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