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CAPITOLO XII.

A passi difficili.


«Signor Boglietti!» gridò l’usciere entrando nel salotto di via della Missione, dove si va per parlare ai deputati. C’era folla: chi scriveva, curvo sul banco degli uscieri, chi entrava peritoso, chi usciva in fretta, una quantità di facce infastidite o trepide o vanitose aspettavano in silenzio.

Nessuno rispose all’usciere; tutte le facce si guardarono a vicenda.

«L’onorevole Cortis!» gridò colui, più forte. «Chi desidera l’onorevole Cortis?» Allora uno che stava parlando sottovoce con alcune signore nel secondo salotto, si scosse ed entrò nel corridoio scuro, in fondo al quale Cortis lo aspettava.

«Cosa c’è?» disse questi, asciutto. «Passi.

E fece entrare il signor avvocato in una sala dove un altro visitatore ossequioso si confessava al suo deputato. Boglietti diede un’occhiata a quei due, esitò un istante. Cortis si strinse nelle spalle.

«Parli, parli» diss’egli, sedendo sul divano.

«Ecco» incominciò colui, piano. «Io sono proprio dolentissimo, signor deputato, di ciò che le debbo dire, e, prima di venire al punto, vorrei che ella si persuadesse...

Cortis guardò l’orologio.

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