Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
eran degni di questo | 229 |
[[Categoria:Pagine che usano RigaIntestazione|Daniele Cortis (Fogazzaro).djvu{{padleft:239|3|0]]
Elena ebbe paura che compiesse la frase, lo interruppe.
«Sì, sì» diss’ella, «tutto, sì anche quello; ma quello lo facevo per te, Daniele, perchè tu mi potessi dimenticare per sempre, per sempre!
«Io posso tutto» rispose Cortis, cingendole la vita con un braccio; «io posso amare e soffrire quanto nessun altro al mondo e posso anche morire...
Ella gli strinse la mano affannosamente, come se glielo portassero via.
«... sì, sai, anche morire prima di farti del male.
«Oh» diss’ella «credi che non lo sappia? Credi che ne abbia dubitato mai? Non è di questo che avevo paura; avevo paura di essere una disgrazia per te.
«Posso anche morire» riprese Cortis «ma dimenticare no, Elena. E come saresti una disgrazia per me? Se vuoi parlare dei miei doveri pubblici, lo sai, non c’è sentimento privato, per quanto forte, che valga a...
«Questo lo so» interruppe Elena «ma io pensavo, te l’ho anche scritto, che hai bisogno di un amore intero, diverso...» Dal mio, voleva dire; ma la parola le morì sulle labbra.
«Me l’hai scritto e ti ho risposto.
Cortis la sentiva tremar tutta. V’eran lì di contro, una colonna mozza, dei vecchi gradini semi-circolari appoggiati al pendio del colle, mezzo nascosti nell’erba. Cortis vi fece sedere la sua compagna.
«Oh Daniele!» diss’ella. «Quello che mi devi perdonare sopra tutto è la lettera per tua madre. Sono stata così leggera, così stupida! E adesso per causa mia...
Cortis non la lasciò finire.